30/10/2012

Un po' di storia: Lustig von Dom

 

 

Pubblico l'articolo "La Storia di Lustig" scritto dal dr.Tomaso Bosi sul n° 18/1977 della rivista BOXER del B.C.I.

L’autore ci racconta il suo primo incontro con Frau Stockmann e soprattutto ci rende partecipi della storia di Lustig von Dom narrata con tono dolce e commosso dalla più grande allevatrice di Boxer di tutti i tempi.

 

 

Pochi momenti della mia vita sono così vivi nella mia memoria come la mia prima visita a Frau Stockmann.

Erano gli anni immediatamente successivi alla guerra: 1950, un giorno di primavera tiepido e luminoso con qualche fiocco di cotone vagante nell’azzurro del cielo. Ero arrivato in treno a Mühldorf da Rosenheim.

In Italia, relativamente, ci si dava già alla bella vita: in Germania mi accorsi che si tirava ancora la carretta, duramente. Mi fece impressione la differenza. Il paesaggio era quello della Baviera, che poi doveva diventarmi abituale. Romantico, suggestivo: colline ondulate, boschi di conifere, larghe estensioni piatte a pascolo, a patate, a cereali.

Qua e là le tipiche casone dei contadini di questa terra nascoste in un ciuffo di alberi antichi.

Ero il primo italiano a visitare Frau Stockmann. Di Lei non sapevo quasi niente, se non che era la più grande allevatrice di Boxer del mondo. L’emozione mi serrava un po’ la gola, l’ansia mi rendeva impaziente e irrequieto. Scesi alla stazione di Mühldorf alle sera e vi pernottai. Nel ristorante chiesi di Reich-Schnitt, dove allora abitava la Stokmann, per informarmi dei mezzi che vi erano per raggiungerla:

ma fu come se avessi chiesto un villaggio della Luna. Nessuno mi diede una risposta. Poi la voce passò da uno all’altro per tutta la sala e finalmente saltò su uno a dire che forse era dalle parti di .. . . . . . e che avrei potuto arrivarvi se il venditore delle bibite e dell’acqua minerale avesse avuto un posto sul suo traballante veicolo.

Ma tutti erano curiosi di sapere che cosa un italiano andasse a cercare da quelle parti: quando dissi che andavo dalla Stockmann, la più famosa allevatrice di Boxer del mondo, le facce di tutti si fecero di nuovo allungate e stupite. Chi mai poteva essere costei? Nessuno la conosceva: non sembrava loro possibile che in quell’angolo sperduto di Germania potesse abitare un personaggio così importante.

Alla fine, fu proprio il proprietario del ristorante che avanzò l’ipotesi: forse è quella pazza di quella “russa” che vive con tanti cani in quella fattoria dove si sentono gli spiriti.

AI mattino partii di buon’ora e un po’ con il venditore di bibite e molto a piedi, riuscii verso le undici ad arrivare alla fattoria di Frau Stockmann. Era stata una passeggiata bellissima e mi aveva fatto venir fame: quello che ci voleva per essere di ottimo umore.

AI modesto cancello di rete metallica che separava la corte dalla strada, avvertita dall’abbaiare dei cani, arrivò presto Frau Stockmann: una donna anziana, piuttosto voluminosa in tutti i sensi, con abiti rustici evidentemente fatti a mano, non curati e dall’aspetto dell’insieme veramente trascurato. E tuttavia, appena si fu ancora di più avvicinata, un viso dall’espressione intelligente, scrutatrice, con due occhi azzurri freddi e profondissimi in cui ti sentivi annegare. Capivi che sotto l’abito si nascondeva una grossa personalità. Entrammo nella grande casa a due piani: quello superiore sembrava schiacciare a terra quello inferiore.

Un modesto salotto: pieno di medaglie, di coppe, di Diplomi, di qualche fotografia interessante o molto importante. Nella penombra, due Boxer seduti, un fulvo e un tigrato, bellissimi, che ti stupiscono per la loro immobilità: e poi ti accorgi che sono di legno: una delle tante opere della Stockmann scultrice.

I polli intanto viaggiano dal tavolo a una panca a un mobile e lasciano qua e là, senza riguardo per l’ospite, i segni della funzionalità del loro apparato digerente.

C’è da fare molta attenzione alla ricerca di un posto che ti consenta di sederti.

Dico chi sono: un italiano che vuol essere allevatore di Boxer e che è venuto qui per risalire alle fonti.

Impassibile: continua a indagare, a scavare dentro di te con quei suoi occhi azzurri, rispondendo a monosillabi. Poi andiamo fuori a vedere i cani, Heiner von Zwergeck, Abra Dabra of Sirrah Crest, Mazelaine Czardas, Goody of Sirrah Crest, Sybil von Dom, ecc.

Te li mostra e li guarda come la madre dei Gracchi poteva guardare ai suoi gioielli. Rientriamo: io ho tempo e voglio sapere, conoscere, approfondire.

Di questa avventura non voglio perdere un minuto. Come è mia abitudine, le mie domande si rivolgono al suo passato di allevatrice, alle sue esperienze, ai suoi successi. Così, a pezzi e bocconi, all’inizio strappata fuori a fatica, ricucio la storia di Lustig von Dom, il miracolo, l’apice, il non plus ultra.

Nel racconto, la freddezza della donna nordica si scioglie come il ghiaccio a primavera: i suoi occhi si illuminano, la sua voce acquista un tono dolce e commosso, abbandonando la spigolosità della natura gelata. Ascoltate.

Dicembre 1933. Allora Frau Stockmann aveva due fattrici con eccellenti caratteri di razza: Goldi von Pfarrkirchen ed Esta v.d. Wurm. La prima fulva straordinariamente bella e nobile, vivacissima, assai vicina al cuore della padrona; Esta altrettanto tipica, tigrata, potentissima; l’eccesso di prognatismo tuttavia le precludeva qualunque soddisfazione sportiva. «Sarebbe bello, diceva, se ‘io potessi avere un figlio di Esta del tutto simile a lei, ma senza quel suo prognatismo».

Le due cagne erano state coperte e dovevano partorire nello stesso tempo. Per prima toccò a Goldi: la sua cucciolata sembrava di bellezza eccezionale. Quella della Esta che seguì a brevissima distanza di tempo si fece subito notare per la sua straordinaria robustezza, mentre qualitativamente sembrava di livello inferiore a quella della Goldi.

Fra i figli della Esta ve ne era uno di un bel color rosso cervo, con una larga macchia bianca su un lato del muso. « Quando vai in paese – aveva detto la Stockmann alla figlia – dì al fornaio, che ho un cane a buon prezzo per lui, perché ha una brutta macchia bianca sul muso». Poco tempo dopo Goldi morì per una malattia puerperale. « Vede come spesso si è ciechi! » mormora la vecchia donna. « lo allora dicevo: almeno mi restassero i figli di Goldi, anche se l’altra mi deve morire con tutti i suoi cuccioli! »... Ma l’Esta mi svergognò subito fin da principio, accollandosi anche gli orfanelli e allevando ben 10 cuccioli ». Dopo due settimane, la Stockmann cambia parere: « Quei cuccioli bisogna venderli tutti, ma non quello dalla macchia bianca ». Tutti crescevano bene e a sei settimane il cucciolo dalla macchia bianca era un piccolo principe. C’era una sola preoccupazione: le narici restavano color rosa, anche con il passar del tempo stentavano a colorarsi in nero. Ancora all’epoca della prima esposizione si notava questo piccolo neo.

Il giovane Boxer intanto cresceva ... e dava sempre più nell’occhio, costringendo per la strada conoscitori

e incompetenti a voltarsi per ammirarlo.

Per il suo carattere cordiale e per i suoi segni caratteristici gli fu dato il nome di Lustig, che in italiano significa allegro.

L’esordio di Lustig in Esposizione fu un avvenimento sensazionale.

A Francoforte, a 14 mesi, in una Esposizione per l’assegnazione del titolo di Sieger.

Fu il più grande avvenimento per lo sport cinofilo, per molti anni. Per la sua età, sarebbe già stato un fatto eccezionale se si fosse piazzato nei primi tre. Ma Lustig fu primo senza discussioni. Per la sua età gli sfuggì il titolo mondiale, ma ebbe il titolo di Sieger e di Campione internazionale. Da allora fu un susseguirsi di vittorie e una catena di successi ineguagliati.

Primo a tutte le più importanti esposizione non essendo mai stato presentato a Mostre di secondo piano, Klubsieger, Sieger di Cecoslovacchia a Teplitz, a Praga fu accolto come un Re. Le folle restavano inchiodate ed inebriate davanti a lui: la testa, le orecchie, i piedi, il tronco ... tutto era favoloso. Altri fratelli di Lustig vinsero primi premi ed ebbero successi notevoli, ma nessuno lo eguagliò. I figli di Goldi invece sparirono: « senza canti e senza musica ».

A tre anni quando gli altri cani oramai abbandonano i Ring, Lustig era ancora come sempre un Dominatore. E in casa? Il più caro e cordiale dei compagni: vigile e incorruttibile e al tempo stesso cordialissimo con tutte le altre creature.

Cominciarono a fioccare le richieste di vendita ... Ma quel cane ... « no, doveva restare con la sua allevatrice per tutta la vita! ».

Ma chi poteva indovinare ciò che riserva il destino?

Il 1937 fu un anno disgraziato per gli agricoltori. In primavera, la Stockmann aveva due cavalle da lavoro, gravide. La più giovane, la migliore, morì per complicazioni di parto. Il puledro fu allevato, con il poppatoio, con latte di capra. Seppe aiutarsi, crebbe.

Diventò presto l’amico di tutti i vicini, alle cui abitazioni andava a chiedere da mangiare bussando con il piede alla porta. Una tazza di latte non gliela rifiutava mai nessuno.

La situazione ora per gli Stockmann sembrava rosea... Ma la stagione estremamente sfavorevole mandò all’aria tutti i raccolti: solo i foraggi, grazie alle grandi piogge, sembravano promettere un raccolto senza pari. Le mucche, quell’anno, avrebbero avuto da mangiare come non mai. Ma un giorno smettono di mangiare. Non giova condire il foraggio con sali minerali, aggiungere farine, ecc. Niente da fare. Una mucca un giorno si coricò e non si alzò più. Poi altre mucche fecero lo stesso: dalla Stockmann, dai vicini, in tutto il contado: soprattutto, sembra strano, quelle delle fattorie che ricevevano le visite del puledro. Si pensò all’afta epizootica, a una paralisi della testa e del collo, ecc. Vennero diversi veterinari, ma si stringevano nelle spalle. Poi un altro, che notoriamente odiava i cani. Disse solamente: « Malattia di Wasen-meister (Paralisi faringea enzootica!) ». Alla fine arrivò il Veterinario distrettuale: precisò che si trattava di una malattia estremamente rara, che appariva una volta ogni 40 o 50 anni e che insorgeva specialmente laddove i foraggi erano contaminati da carne putrida. « Divenne subito chiaro che i miei cani sarebbero stati il capro espiatorio: di colpo diventavamo i delinquenti; i contadini avrebbero imprecato contro di noi e forse avrebbero preteso che non uscissimo più di casa ». Benché fosse dimostrato che quell’anno la malattia era insorta anche in altre località in cui era da escludersi l’intervento dei cani, in casa Stockmann si susseguirono polizia, autorità, seccature senza fine.

Ogni cura fu inutile. Tutte le vacche della Stockmann morirono, a un vicino ne morirono tre, a un altro una, a un altro cinque. « Noi eravamo diventati per le autorità i nemici del popolo, delinquenti, assassini, sabotatori! poi arrivò l’ordine: o sopprimere i cani o recingere tutta la proprietà con una rete metallica.

Per di più dovevamo rimborsare ai vicini le vacche morte! »

Ma come? Con che cosa? Comincia il calvario.

Frau Stockmann ricorre a parenti, amici, conoscenti. Raccoglie solo incomprensione, diffidenza, umiliazioni. Poi arriva il sequestro della proprietà. La donna vuole sopravvivere, più che per sè, per i suoi cani.

Dopo un lungo tormento interiore, dopo tante esitazione, si decide. Bisogna vendere Lustig. Richiede cifre altissime per il timore che siano accettate e perché ha tanto bisogno di danaro, di tanto danaro.

Ad ogni richiesta, è un dramma che si scatena. La donna non molla ancora. Poi, una limpida gelida notte di dicembre, da « quella finestra» (dice) « vedemmo i fari di una macchina dirigersi verso casa nostra.

Appena ferma, ne scende un elegante signore, che entra in casa e chiede a bruciapelo: “E’ vero che Lei ha un cane così splendido da rifiutare per lui cifre di parecchi zeri?” »

« E’ vero!» “Quanto costa il cane?” « Noi restammo esitanti e dicemmo che la nostra decisione non era condizionata dalla fretta» . Ma quell’uomo non si turbò ed offrì senza commenti 12.000 marchi per un cane, aggiunse: “ è un bel mucchio di soldi per un animale vivo che al mattino poteva anche essere ucciso da una fucilata ...”.

« Noi non dicemmo niente, ci guardammo in silenzio, mio marito, mia figlia ed io e nessuno parlava, ognuno solo con tutti i suoi pensieri. La decisione era straordinariamente difficile, ma quale altra scelta ci restava? » “ Il cane andrà in America e farà carriera anche laggiù ... e poi. .. non vi rendete conto di quale grosso capitale io vi offra per un cane?” . « Chiunque altro sarebbe partito da quella offerta per alzare ulteriormente il prezzo, ma noi eravamo come storditi, oppressi dalle nostre difficoltà e dalle nostre preoccupazioni. Fu mio marito che ruppe il silenzio e disse che potevamo essere d’accordo. lo e mia figlia non aggiungemmo verbo ». Allora il nostro ospite disse che aveva ancora qualcosa da dire e cioè che avrebbe aggiunto altri mille marchi se fossimo stati d’accordo nel fissare ufficialmente il prezzo di vendita in 14.000 marchi, cosicché avesse potuto guadagnare altri mille marchi anche lui. L’affare era fatto: all’americano il cane sarebbe costato una somma enorme, ma a noi quante amare lacrime, quanti rimpianti, quanto tormento? » I primi giorni la Stockmann è come trasognata e la notte non riesce a prender sonno. Le sembra che Lustig debba tornare a casa ad ogni momento, che al suo richiamo avrebbe saltato ogni ostacolo ed anche l’oceano ... ma poi si accorge che sono solo sogni e fantasie e il ritorno sulla terra è ancora più amaro e crudele.

Lustig andò in America ove continuò la sua serie ininterrotta di vittorie, imbattuto fino alla fine.

Passa il tempo, viene la guerra, la catastrofe. La vita timidamente riprende.

Su invito di cinofili americani, la Stockmann, certamente fra i primi tedeschi invitati in quegli anni negli U.S.A., varca l’Oceano.

Giudice di Boxer in molte importantissime Esposizioni, vede i frutti del suo grande Lustig. Tutti la conoscono, tutti la invitano, la colmano di gentilezze e di cortesie senza fine.

Poi visita i principali allevamenti americani e battezza il cucciolo” Bang Away of Sirrah Crest» il piccolo Lustig: un grande astro nascente nel firmamento del Boxer americano. Un giorno la sua accompagnatrice gli sussurra: “Oggi andremo a vedere l’allevamento dove è vissuto Lustig ». Si parte, in macchina, sulle magnifiche strade dei dintorni di Chicago. Quali e quanti sentimenti si accavallano in questo momento nel cuore di quella donna?

Come si fa a intuire attraverso quella maschera glaciale, che cosa suscita quel racconto nel suo cuore? Si arrivò. All’ingresso una targa indicava: TOULGEY WOOD KENNEL.

La guida sottovoce dice, appena scesa di macchina: “Guardi là!” Una grande aiuola, con viole, mammole blu in fiore; in mezzo una grande pietra grigia, con inciso a lettere d’oro: LUSTIG.

« E’ strano »: commenta la Stockmann, « egli era partito oltre una decina d’anni fa, da quattro anni sapevo che era morto, eppure ancora una volta mi ritornarono agli occhi le lacrime amare di quella sera e la stessa stretta al cuore di quando era partito. Quanto tempo restai, dimentica di tutto, fissa su quella pietra che indicava soltanto la tomba di un cane? ... ».

« Io avevo tradito Lustig, eppure Lustig, bravo come sempre, era venuto in America a prepararmi la strada; ancora nel nuovo continente aveva lavorato per la sua padrona, che era rimasta là, nella vecchia casa della campagna bavarese, fra i boschi neri di pini e di abeti e i campi biondi di segala. lo dovevo a lui di essere qui, dovevo a lui la splendida avventura che stavo vivendo, il magnifico viaggio, la (per alcuni anni) rinnovata agiatezza, il perpetuarsi di sempre nuove generazioni di cuccioli che sarebbero andati ancora per il mondo con il nome della mia giovinezza: Von Dom ».

Ma le sorprese, per la sua emozione non erano finite. In America, i cimiteri, per la sensibilità tedesca sono assai sobri. I fiori rari e manca qualunque separazione dal mondo esterno; i monumenti funebri sono eccezionali e spesso di poco buon gusto. C’era quindi da meravigliarsi di trovarsi davanti alla bella lapide commemorativa di Lustig, così suscitatrice di sentimenti e di ricordi.

Ma alla Stockmann fu mostrato anche l’annuncio della morte di Lustig, stampato con la sua fotografia e con questo testo « Campione Internazionale Lustig von Dom of Toulgey Wood A.K.C. No A 149 471, nato il 28 Dicembre 1933 - morto il 14 Giugno 1945 » ed il suo collare, sulla cui piastrina di riconoscimento era scritto « Io sono il magnifico Lustig ».

« Questa è la storia di Lustig », finisce la grande vecchia ... Poi, distratta e quasi parlando a sé stessa aggiunge: « Più tardi Mazi Wagner (All.to Mazelaine) acquistò Toulgey Wood e vicino a Lustig furono poi sepolti Dorian von Marienhof e Utz von Dom.

Per l’America una cosa eccezionalmente importante.

 

Nota: Seppi poi più tardi che accanto a questi grandi campioni tedeschi era stato sepolto anche Mazelaine Zazarac Brandy.

 

 La giovane Frau Stockmann

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lustig cucciolo (a sinistra)

 
 

 

 

 

 

 

 Alcune immagini di Lustig

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lustig sbarca in America

 

 

 

 

 

 

Frau Stockmann in America

 

 

 

 

 

 

 la "vecchia" Frau Stockmann

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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